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martedì 27 settembre 2011

CARLA SCHORLI - FOTOGRAFA -




Oggi si torna alla fotografia!

Trovarsi di fronte ad una fotografia è come avere la possibilità di vedere la realtà secondo prospettive diverse dalle nostre. Non è semplice accettarne le conseguenze.

Spesso ci rendiamo conto che il nostro punto di vista è limitato e stereotipato e veniamo assaliti da un profondo sconforto, quasi una sorta di piccola depressione. Questo accade tanto per i ritratti quanto per i paesaggi, ma si manifesta soprattutto per le fotografie di vita reale (credo che il termine reportage sia inflazionato e, quindi, lo eviterò). Esistono fotografi, anche amatoriali, che hanno l’enorme dote di esplorare la realtà in modo diverso. Magari sbagliano l’inquadratura, magari lo scatto è leggermente sovraesposto e magari non sono dei mostri di tecnica, ma riescono a cogliere momenti unici ed aspetti “stravaganti” della realtà che ci circonda.
Carla appartiene a questa fortunata categoria ed ha la straordinaria dote di cogliere particolari ed atmosfere che ai più sfuggirebbero. Di fronte ad alcuni scatti di Carla si rimane perplessi, perché ci si chiede come alcuni elementi ci possano essere sfuggiti fino a quel momento. Perché uno sguardo non ha catturato la nostra attenzione? Perché ci siamo persi una determinata simmetria? Perché non siamo rimasti pietrificati da un riflesso? 
La risposta è semplice, ma non banale. Alcuni individui hanno il compito di fermare atmosfere e situazioni, bloccando un millesimo di secondo in un’immagine, mentre altri hanno il compito di ammirare ed apprezzare questo talento, cercando di coglierne, a posteriori, altri aspetti.
Carla ha questo talento e con deliziosa semplicità ce lo mostra in ogni scatto. Nella sua arte non c’è traccia di volgarità o di irruenza, e neppure quello stucchevole tentativo di stupire ad ogni costo. Le immagini parlano da sole, con morbidezza ed atmosfera davvero rare. Vi consiglio di fare un giro nella galleria di Carla con questo sottofondo, tratto si da un cartone animato, ma assolutamente perfetto per queste atmosfere. http://www.youtube.com/watch?v=H48wGQhm3OU 



Ecco le fotografie di Carla




lunedì 19 settembre 2011

ALESSIO PREMOLI - COMPOSITORE E CHITARRISTA JAZZ E ACUSTICO



Rieccomi a voi con una nuova segnalazione. Partiamo da un presupposto importante: per poter descrivere questo artista mi sono dovuto letteralmente fare in quattro! Il musicista di cui vi parlo oggi ha prodotto decine e decine di brani e oscilla con straordinaria naturalezza tra stili e generi diversi. Ottimo per gli ascoltatori, un gran casino per chi, come me deve trovare le parole giuste per introdurvelo. Iniziamo con gli elementi base.
Oggi vi parlo di Alessio Premoli, un compositore e chitarrista jazz e acustico di Milano. Con la prima email che mi ha inviato Alessio mi ha subito espresso un sentimento estremamente chiaro, legato alla difficoltà di proporre il proprio genere all'interno del grande pubblico. Questa enorme dimostrazione d'amore, nei confronti della propria arte, mi ha spinto immediatamente a gettarmi nell'ascolto delle sue opere principali. A questo punto la vostra principale necessità sarà quella di capire di quale stile stiamo parlando, magari con l'utilizzo della classica etichetta di genere.
Ci posso provare, ma continuo a pensare che il modo migliore per farvi un'idea sia quello di gettarvi nell'ascolto istintivo.
Parliamo dei due release ufficiali: "Breathe" e "Duemilanove", che trovate nel link che vi propongo qui sotto.
Il primo disco lo collegherei al post rock, con sonorità in stile Mogwai, ma ricco di delicatezza. Un' opera istintiva, fatta di brani brevi e con sonorità intime e riflessive (uso le parole con cui Alessio ha voluto descrivere questi brani). Sicuramente piacevole ed orecchiabile, a mio parere con qualche influenza prog (anche se molto velata) e con una maniacale ricerca di sonorità innovative. Questo è Breathe ed è stato, onestamente, sorprendente.
Il secondo album è Duemilanove e ci troviamo davanti a qualcosa di diverso ed estremamente coraggioso. Alessio ha usato le etichette di "jazz oriented" e di "sonorità lounge e fusion", ma credo non sia sufficiente per descrivere la complessità dell'opera. Ho sentito le influenze di Pat Metheny, ma anche una ricerca della struttura generale del brano più tipiche nell'hambient e nel groove (anche se ovvimente parliamo di uno stile completamente diverso). I ritmi in alcuni momenti incalzano drasticamente, abbandonando il lato morbido del jazz e ritornando ad un'adorabile vicinanza con il postrock.

Sono giorni che saltello qui e lì tra le opere di Alessio Premoli e ne resto sempre più affascinato. Consiglio questo artista a tutti, anche agli amanti di generi più "duri" e vi voglio suggerire anche le modalità di ascolto: mettetevi sul letto o sul divano, non mettete a fuoco nulla, guardate nel vuoto e lasciatevi trasportare dai pensieri. Sono sicuro che alla fine sarete grati alle opere di Alessio Premoli e non riuscirete più a farne a meno. Ecco il link dove trovare tutto il materiale, buon ascolto a tutti.

 http://alessiopremoli.bandcamp.com/

venerdì 9 settembre 2011

circa la produzione artistica indipendente


Giusto per festeggiare il mio nuovo taglio di capelli che propongo qui sopra, desidero inserire una nota personale all'interno del blog. Voglio esporvi alcune mie perplessità sullo stato attuale delle produzioni artistiche indipendenti.

La standardizzazione artistica a cui stiamo assistendo è assolutamente imbarazzante. Troppo spesso gli artisti indipendenti italiani non sono altro che il riciclo di un clichè ormai morente in altri parti del mondo. Questo è un peccato, e lo dico senza voler aggiungere alcuna forma di polemica. Sapere che il potenziale è così alto ma i risultati finali scadono quasi nel trash porta davvero a far piangere il cuore. L'artista indipendente è talmente schiavo del modello generale da non riuscire ad imporsi come "elemento unico" ed alla fine diventa parte di una serie di macrocategorie sociali. Mi chiedo perchè negli ultimi anni non si possa essere artisti se non si indossano occhialoni giganti e non si ha il ciuffo (o la riga), se non si portano i pantaloni a sigaretta e le all stars. Mi chiedo anche come sia possibile che quest'aria pseudo snob stia invadendo il mondo dell'arte, impedendo il normale confronto tra punti di vista diversi. Mi chiedo come sia possibile che il mondo della musica elettronica e quello del rock continuino a scontrarsi, proponendo categorie di fans abbastanza ostili tra loro, mentre in Germania gli esperimenti di elettronica + rock sono all'ordine del giorno. Mi chiedo come sia possibile che i tanti artisti presenti nel territorio continuino a criticarsi gli uni con gli altri, invece di collaborare per creare un nuovo genere o un nuovo filone.
Mi chiedo anche come sia possibile che si stia creando una così alta confusione tra ciò che è "bello e piacevole" e ciò che è commerciale in quanto schiavo del clichè. La moda è in cerca di nuove evoluzioni, ma nel frattempo è sorto l'orgoglio di essere fashion victim e tutti gli sforzi sembrano esser vani. Perchè il vero rischio è quello di perdere il vero succo delle cose e di dimenticare che la ricerca del bello e dell'innovazione non dovrebbero mai piegarsi a scopi totalmente commerciali (o sociali). Se essere fashion victim diventa un vanto, allora la moda, l'alta moda è destinata a sparire sotto i colpi della massificazione e del lucro commerciale. Questo discorso può e deve essere esteso a tutti i campi, fotografia compresa. Partire dal presupposto che "oggi come oggi i colori debbano essere ad alto contrasto", che senza una pieno formato non si combina niente e che "quello che tira di più sono gli abbinamenti tra il fashion e il post punk, magari con influenze glam" equivale a disintegrare tutta una serie di innovazioni. possibili ancora prima che possano nascere.

Quello che intendo dire è che non possiamo limitare la produzione artistica ad una serie di standardizzazioni, solo perchè "il gusto medio" o "l'inserimento sociale" lo richiedono. La produzione indipendente deve rimanere tale, cercando quotidianamente di sfondare i muri dei clichè e dei prodotti prevedibili.

Con queste piccole considerazioni spero di aver stimolato alcune opinioni e non ho la minima pretesa di avere  ragione. Preferirei, piuttosto, capire i diversi punti di vista collegati a questo discorso, che sicuramente è molto più ampio di quanto possa apparire.
A questo punto vi saluto e continuo ad aspettare nuove segnalazioni, come sempre vi ringrazio dell'attenzione e, perchè no, resto in attesa di vostre considerazioni.


federico