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venerdì 9 settembre 2011

circa la produzione artistica indipendente


Giusto per festeggiare il mio nuovo taglio di capelli che propongo qui sopra, desidero inserire una nota personale all'interno del blog. Voglio esporvi alcune mie perplessità sullo stato attuale delle produzioni artistiche indipendenti.

La standardizzazione artistica a cui stiamo assistendo è assolutamente imbarazzante. Troppo spesso gli artisti indipendenti italiani non sono altro che il riciclo di un clichè ormai morente in altri parti del mondo. Questo è un peccato, e lo dico senza voler aggiungere alcuna forma di polemica. Sapere che il potenziale è così alto ma i risultati finali scadono quasi nel trash porta davvero a far piangere il cuore. L'artista indipendente è talmente schiavo del modello generale da non riuscire ad imporsi come "elemento unico" ed alla fine diventa parte di una serie di macrocategorie sociali. Mi chiedo perchè negli ultimi anni non si possa essere artisti se non si indossano occhialoni giganti e non si ha il ciuffo (o la riga), se non si portano i pantaloni a sigaretta e le all stars. Mi chiedo anche come sia possibile che quest'aria pseudo snob stia invadendo il mondo dell'arte, impedendo il normale confronto tra punti di vista diversi. Mi chiedo come sia possibile che il mondo della musica elettronica e quello del rock continuino a scontrarsi, proponendo categorie di fans abbastanza ostili tra loro, mentre in Germania gli esperimenti di elettronica + rock sono all'ordine del giorno. Mi chiedo come sia possibile che i tanti artisti presenti nel territorio continuino a criticarsi gli uni con gli altri, invece di collaborare per creare un nuovo genere o un nuovo filone.
Mi chiedo anche come sia possibile che si stia creando una così alta confusione tra ciò che è "bello e piacevole" e ciò che è commerciale in quanto schiavo del clichè. La moda è in cerca di nuove evoluzioni, ma nel frattempo è sorto l'orgoglio di essere fashion victim e tutti gli sforzi sembrano esser vani. Perchè il vero rischio è quello di perdere il vero succo delle cose e di dimenticare che la ricerca del bello e dell'innovazione non dovrebbero mai piegarsi a scopi totalmente commerciali (o sociali). Se essere fashion victim diventa un vanto, allora la moda, l'alta moda è destinata a sparire sotto i colpi della massificazione e del lucro commerciale. Questo discorso può e deve essere esteso a tutti i campi, fotografia compresa. Partire dal presupposto che "oggi come oggi i colori debbano essere ad alto contrasto", che senza una pieno formato non si combina niente e che "quello che tira di più sono gli abbinamenti tra il fashion e il post punk, magari con influenze glam" equivale a disintegrare tutta una serie di innovazioni. possibili ancora prima che possano nascere.

Quello che intendo dire è che non possiamo limitare la produzione artistica ad una serie di standardizzazioni, solo perchè "il gusto medio" o "l'inserimento sociale" lo richiedono. La produzione indipendente deve rimanere tale, cercando quotidianamente di sfondare i muri dei clichè e dei prodotti prevedibili.

Con queste piccole considerazioni spero di aver stimolato alcune opinioni e non ho la minima pretesa di avere  ragione. Preferirei, piuttosto, capire i diversi punti di vista collegati a questo discorso, che sicuramente è molto più ampio di quanto possa apparire.
A questo punto vi saluto e continuo ad aspettare nuove segnalazioni, come sempre vi ringrazio dell'attenzione e, perchè no, resto in attesa di vostre considerazioni.


federico


1 commento:

  1. Discorso molto interessante. Effettivamente, quella che dovrebbe essere la scena innovativa, sperimentale, viscerale e open-mind, - la scena indipendente, che può permettersi il "lusso" di queste caratterizzazioni, proprio per la sua indipendenza, - sta scadendo in un mainstream parallelo, fregiato solo di un nome piuttosto che di effettive doti o caratteristiche. Tutto ciò con le debite eccezioni, che oramai si contano facilmente sulle dita di una mano.
    Parlo ovviamente del lato musicale (in quanto musicista) ma una simile situazione è evidente anche in altre forme d'arte di "maggiore consumo" (fotografia, cinema).

    Altra considerazione: se la moda è, cito testualmente, "modello di comportamento imposto da individui o gruppi di prestigio o da creatori di stile", e tale situazione si applica all'arte in generale, il risultato è di avere una forma artistica in cui non si ha una continua evoluzione, una stasi rotta solo dal cambiamento della tendenza in alcuni punti critici, per il resto ferma al dettame o alla reinterpretazione del dettame.

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